1945:

Quando era ancora un ragazzo, Benno Gantner vide l'orrore della «marcia della morte» dal balcone della sua casa. Ciò che vide lasciò in lui un'impressione indelebile, della quale è testimonianza questo quadro.

Fonte: Copyright © 1995 Ron Greene

È impressionante la somiglianza del dipinto con la fotografia qui sotto, che è stata scattata in Baviera, durante l'evacuazione del campo di concentramento di Dachau..

Fonte: W. Laqueur (editor), The Holocaust Encyclopedia, New Haven and London, Yale University Press, 2001, p. 138.

Il 18 gennaio 1945 il campo di Auschwitz venne precipitosamente abbandonato dai tedeschi. Tranne qualche migliaio di malati, che vennero semplicemente abbandonati al loro destino, tutti gli altri internati vennero trasferiti nei campi situati in Germania.
La maggior parte di coloro che lasciarono Auschwitz il 18 gennaio morirono lungo il tragitto, oppure dopo il loro arrivo nei campi di smistamento.
Elie Wisel ha descritto in questo modo il tragico esodo da Auschwitz:

«Un vento gelido soffiava con violenza, ma noi marciavamo senza battere ciglio.
Le SS ci fecero accelerare il passo. "Più veloci, canaglie, cani pidocchiosi!" [...] "Più veloci, cani pidocchiosi!". Non marciavamo più: si correva. Come automi. Anche le SS correvano, con le armi in mano [...].
Notte nera. Ogni tanto si udiva una detonazione: avevano l'ordine di tirare su chi non poteva sostenere il ritmo della corsa, e, il dito sul grilletto, non rinunciavano a quell'ordine. Uno di noi si fermava un secondo, e subito un colpo secco sopprimeva un cane pidocchioso». [Wiesel E. (1958), trad. it., p. 85].



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